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Tradizioni



Molte delle più antiche tradizioni sono scomparse in fondo al lago insieme all’antico paese, solo alcune tra le più forti e radicate negli animi della gente sono sopravvissute fino a noi sfidando il tempo ed il progresso. Oggi come allora regolarmente praticate, mantengono viva la memoria storica della popolazione.


La Pantàsima


E' una tipica rappresentazione popolare che si tiene nell'ambito delle feste patronali  della Valle del Cicolano e del Velino. Il nome deriverebbe da una corruzione popolare del sostantivo latino phantasma=che si mostra.
Si tratta di un grosso fantoccio costruito con un'intelaiatura di canne ricoperte di carta sottile di vario colore, all'esterno del quale sono applicati numerosi giochi pirotecnici.
Le sembianze del fantoccio sono sempre femminili, con grossi seni dai quali si liberano strisce di fuoco. Durante la festa viene portato al centro del paese e al suono della banda viene fatto danzare da un uomo posto al suo interno.. Essa deve dapprima sorprendere, spaventare, incutere timore, impressionare piccoli e grandi. Poi deve divertire, danzare il saltarello o la ballarella, inchinarsi sugli astanti, compiere continue piroette, provocare, mimare, ammiccare muoversi in modo scherzoso, azioni e gesti che la gente esegue quasi sempre senza rendersene conto è quindi una rappresentazione gioiosa che propizia un felice andamento delle sorti della società.
Sono tanti i paesi dove si ha memoria di questo rito e dove ancora si può assistere al suo consumarsi. Un tempo ciò avveniva quasi sempre tra luglio e settembre, al termine dei raccolti e in occasione delle feste patronali, quando la maggior parte dei contadini e dei pastori "si fermava", sospendeva il lavoro e tornava in paese. Oggi, al contrario, lo si può vedere anche in altri periodi dell'anno e per manifestazioni diverse come ad esempio le sagre.
Per la cultura di questi luoghi "far ballare" la Pantasima ha lo stesso valore che portare la statua del Santo durante le processioni delle feste patronali: assicura la protezione divina.
Le scintille che si sprigionano dalle mammelle possono essere interpretate come la fertilità della terra. Fondamentale è la presenza del fuoco che esercitava nella cultura passata un'azione protettiva contro tutto ciò che veniva considerato dannoso, specialmente nei lavori agricoli.
Per ballare all'interno della Pantasima si deve partecipare ad un'asta i cui proventi vengono poi utilizzati per pagare le spese della festa.
Sulla stessa linea interpretativa possiamo collocare, i simboli della vita contadina, la gestualità (toccamenti, dondolii) che alludono esplicitamente all'atto sessuale ed alla fecondazione. In alcuni paesi essa alla fine viene bruciata.
Moderni antropologi affermano che bruciare la Pantàsima è come distruggere il male. Il fuoco svolge ancora una funzione apotropaica e purificatrice perché il popolo ha sempre bisogno di un capro espiatorio.Con la Pantàsima in fiamme, si allontanano le forze nefaste e gli influssi negativi che la gente avverte intorno a sé e si pensa di esercitare un'azione protettiva sulla comunità locale.
La tradizione del fuoco come elemento rigeneratore della vita si conserva in molti rituali agricoli come: le feste dei falò, che si svolgono in molti paesi annunciando secondo un'antica usanza la fine dell'inverno e il rinnovarsi del ciclo della natura; e i "faunalia",feste che i pastori e i contadini celebravano all'aperto con l'accensione di fuochi propiziatori in onore dei fauni (divinità dei boschi, che avevano il corpo per metà a forma di uomo e per metà a forma di capro, con due corna che spuntavano sulla fronte).





Tavole realizzate da Giampiero Linardi  www.giampierolinardi.it  , usate per il documentario “La Pantasima” del 1981 da lui stesso realizzato e premiato come primo per il folklore al festival di Salerno ed al festival di Giffoni Vallepiana. Lo ringraziamo per la gentile concessione della pubblicazione su  www.fiumata.it .